PROLOCO "il Cerro"

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La storia di San Pietro in Cerro vogliamo affidarla alle parole di F.Lombardi nella raccolta "Saluti dal Piacentino"


San Pietro in Cerro e la sua storia- Martedì 26 luglio 2005 – Libertà – Franco Lombardi


"Ben impostato fra i comuni di Monticelli e Cortemaggiore e di Caorso e Villanova che nei quattro punti cardinali ne costituiscono i confini territoriali, San Pietro in Cerro è un borgo agricolo che, pur di ridotte proporzioni, è quieto e verdeggiante, produttivo e ricco di spianate alberate. Del paese e della sia circostante campagna non si hanno molte notizie della sua epoca preistorica, come non si hanno concrete testimonianze relative all’età del Bronzo e del Ferro. Sicuramente, invece, si ebbero stanziamenti romani a partire dalla fondazione delle colonie di Piacenza e di Cremona (attorno al 218), come sembrerebbe confermare il ritrovamento (estate del 1987) di una tomba del tipo detto "alla cappuccina" lungo la strada che conduce a Villanova sull’Arda e che conteneva i resti di un giovinetto e pochi frammenti di vestiario. Nel corso del medioevo la zona appartenne a diverse signorie e, prima fra tutte, quella dei Malaspina (signori dell’alta valle del fiume Trebbia) le cui mire espansionistiche li spinsero verso il piano, fino a quando non furono frenati dalle potenti famiglie e dai consorzi gentilizi che si avvicendarono al dominio del comune di Piacenza. Furono poi i Landi che, con il loro esponente Ubertino, vassallo e alleato di Manfredi, nonché figlio di Federico II di Svevia, verso la metà del XIII secolo, occuparono il territorio sampietrino, assieme a quelli circostanti, per assicurarsi il controllo del tratto della soprastante via Emilia (allora chiamata “Romea”) ed anche quello del traffico fluviale che, a quell’epoca, già garantiva cospicui pedaggi doganali. Nel 1466 San Pietro in Cerro fu venduto da Bianca Maria Visconti (vedova di Francesco Sforza) a Francesco Barattieri, che apparteneva ad una ricca famiglia piacentina che aveva iniziato a mettersi in luce nella vita cittadina a partire dal XII secolo, quando numerosi suoi componenti erano giunti a ricoprire importanti cariche pubbliche. Una epigrafe su pietra, murata nel cortile dell’importante castello, ricorda come la costruzione risalga al 1491 e sia stata voluta dal famoso giureconsulto Bartolomeo Barattieri che in epoca posteriore (1512) fu anche ambasciatore della città di Piacenza presso il Pontefice Giulio II della Rovere. Nel 1678, per alti e preziosi servizi prestati allo Stato Farnesiano, Ercole ed Paolo-Emilio Barattieri ottennero il titolo di conte che tramandarono ai loro discendenti proprietari del castello fino alla data del 1994, anno in cui venne acquistato dalla famiglia Spaggiari. Attorniato da un vasto parco alberato il Castello di San Pietro si propone come uno degli esempi più rappresentativi di “castelli residenziali” del quattrocento piacentino e tuttora conserva, in tutta la sua preziosa integrità, un ampio e suggestivo cortile contornato per tre lati da un portico con archi e colonne e, al piano immediatamente superiore, da un loggiato con archi e soffitti a cassettoni. Residenza e sede di manifestazioni ed avvenimenti culturali, nonché cerimonie sia pubbliche che private, da alcuni anni a questa parte offre ai visitatori il Museum In Motion (M.I.M.), importante quanto preziosa rassegna di opere d’arte moderna. La chiesa parrocchiale, ovviamente dedicata a San Pietro Apostolo, risulta essere una sobria costruzione ad una sola navata con cappelle laterali, ma pare sia il risultato di un adattamento di un preesistente edificio romanico. Unica testimonianza in tal senso resterebbe una lapide murata sopra l’ingresso principale che si apre sulla facciata baroccheggiante e data la costruzione del fabbricato nel 1522 ad opera del liberale Alberico Barattieri. All’interno dell’edificio di culto sono degni di nota un organo (con balaustra che corre per tutta la lunghezza della sua controfacciata), ed alcuni dipinti che gli esperti del ramo fanno risalire al XVII ed al XVIII secolo. [...]"



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